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Il tumore come occasione di crescita

Sabbia bianca e pietra

Il tumore rimane indubbiamente una delle malattie che più spaventano la maggior parte delle persone. 
All'origine di tale paura c'è essenzialmente la concezione diffusa del tumore come di una malattia in cui le cellule "impazziscono" e portano l'intero organismo al collasso. 

Prima di esaminare la problematica legata ai tumori, vorrei focalizzare l'attenzione sull'approccio che i medici hanno alla malattia. Questa è analizzata ed interpretata come se fossimo un mezzo meccanico, non un organismo dotato di sentimenti e di emozioni. Per meglio spiegare quest'affermazione, mi rifaccio alla mia esperienza di ingegnere di processo, e al funzionamento di un impianto chimico. L'impianto deve funzionare in condizioni predefinite (regime), e a qualsiasi perturbazione, si reagisce in modo tale da riportare il sistema alle condizioni di regime. Lo stesso fa il medico con il nostro corpo: se avviene qualcosa che disturba il nostro funzionamento regolare (febbre, dolori, etc.), ci somministra delle sostanze che riportino il nostro organismo al regime regolare. In realtà negli esseri viventi, siano essi animali o piante, la malattia altro non è che una reazione ad uno stimolo emotivo. Questa reazione non è casuale, ma tende a porre il soggetto interessato nelle condizioni di superare il problema che ha di fronte. 
E' quello che il dott. Ryke Geerd Hamer, nei sui libri sulla "Nuova Medicina" chiama un programma speciale sensato della Natura. La Natura cioè ha creato degli strumenti che consentano agli esseri viventi di superare delle situazioni eccezionali. Per chiarire meglio il concetto, potremmo confrontare la situazione eccezionale ad una automobile che deve affrontare un sorpasso difficile. Per riuscire nello scopo può essere necessario per il guidatore mandare il motore in fuori giri. 
Il fuori giri è quindi il programma sensato speciale che la casa automobilistica ha creato per affrontare un problema quale un sorpasso difficile. Se andiamo ad esaminare cosa succede nel nostro corpo quando questo si ammala, scopriremmo cose molto interessanti. Infatti, il dott. Ryke Geerd Hamer ha scoperto che esistono due tipi di programmi speciali: quelli in cui la cosiddetta malattia si manifesta durante "il sorpasso" cioè durante la situazione critica, e quelli in cui la malattia si manifesta dopo che il "sorpasso" è terminato. In questo caso, la situazione è particolarmente paradossale, in quanto in molti casi, se non venisse interpellato un medico, la persona supererebbe il problema senza grosse difficoltà, mentre l'intervento del medico porta spesso al ricovero, con conseguente operazione chirurgica e traumi psicologici ad essa legati, e quindi necessità da parte del nostro organismo di nuovi programmi speciali, che a loro volta spingeranno il medico a ritenere necessari nuovi interventi. Ho avuto la possibilità di verificare quanto scritto di persona a causa di una parente cui è stato diagnosticato un anno fa un tumore ai polmoni. Essendo io appena entrato in contatto con la nuova medicina, le prospettai la possibilità di farsi visitare da un terapeuta della nuova medicina. Tre oncologi l'avevano già visitata e sebbene con proposte diverse avevano tutte concordato sull'urgenza di intervenire o con un'operazione chirurgica o con chemioterapia. C'era stata una totale unanimità sulla previsione che, in assenza di una terapia, la paziente aveva pochi mesi di vita. La visita del terapeuta della Nuova Medicina ha aperto invece uno scenario completamente diverso. La prima parte della visita è stata dedicata ad un'analisi della situazione emotiva della paziente. Essendo a conoscenza dei metodi di lavoro del terapeuta, avevo fatto fare alla paziente una TAC del cervello senza mezzi di contrasto, che costituisce la principale metodologia analitica usata. Dalla TAC è infatti possibile leggere tutte le problematiche manifestatesi in passato, nel presente, o in incubazione. La paziente aveva subito un anno e mezzo prima una mastectomia (operazione per un tumore al seno). Dal colloquio con la paziente e dal tipo di patologia manifestatasi, è stato possibile ricostruire il tipo di programma speciale in atto nei due casi. Il tumore al seno sinistro, era infatti stato causato dalla necessità che la paziente sentiva di dare maggior nutrimento alla figlia. Naturalmente, trattandosi di una figlia adulta, il nutrimento va interpretato in termini figurati, però la reazione fisica avviene realmente come se la madre volesse dare più latte alla figlia, e quindi il programma speciale prevede un aumento della capacità di produrre latte attraverso un ingrossamento delle ghiandole mammarie. Quando il problema si esaurisce, cioè quando la madre reputa che la figlia non abbia più bisogno di più latte (in termini reali quando la madre sente che la figlia non ha più bisogno di lei) il programma speciale prevede che la madre torni alla situazione precedente il problema. Questo processo di riduzione delle ghiandole porta alla formazione di piccoli noduli, vale a dire delle cosiddette masse tumorali. L'operazione chirurgica e la conseguente paura di nuove "metastasi" è poi alla radice del secondo tumore ai bronchi. Infatti, il tipo di conflitto emotivo che porta, una volta risolto il conflitto stesso, al tumore ai bronchi, è un cosiddetto "conflitto di territorio". La persona ha cioè paura di dover lasciare il suo posto, in questo caso per la possibilità che sente vicina di morire. Non è però la paura della morte il problema, ma la paura che la propria morte la costringa a lasciare a metà qualcosa che ritiene importante dover fare. Quindi, anche se la manifestazione patologica è totalmente diversa, l'origine emotiva è simile, essendo sempre legata alla preoccupazione di essere d'aiuto alla figlia. Anche in questo caso il problema è legato alla figlia, essendo la paziente preoccupata per il fatto che con la sua morte venga a mancare alla figlia il sostegno che lei le può dare. La paura di essere costretta "a cedere il posto" è all'origine di questo "conflitto di territorio" che produce in fase di conflitto attivo un'ulcerazione del tessuto bronchiale. Una volta cessato questo conflitto si verifica come nel caso precedente una riparazione dell'ulcerazione con conseguente produzione di cellule che vengono evidenziate come una macchia ai polmoni nella TAC. Tale macchia è diagnosticata dagli oncologi come un tumore e come tale da rimuovere o in ogni caso trattare. La diagnosi del terapeuta della nuova medicina è stata invece che il tumore non si sarebbe esteso ulteriormente se la paziente non avesse continuato a subire delle recidive del conflitto. Le recidive erano in effetti principalmente causate dalle visite di controllo per il precedente tumore al seno, in cui ogni volta nei giorni precedenti alla visita si riattivava il conflitto (ulcerazione) e dopo la visita, passata la paura, si aveva l'estensione del tumore. Il tempo ha dato ragione al terapeuta, essendo la paziente viva e in condizioni di salute buone e stazionarie. La previsione che le TAC ai polmoni future non avrebbero mostrato alcuna crescita del tumore sono state rispettate. A questo punto vorrei arrivare al cuore della questione e cioè al ruolo che ha la malattia, nel caso specifico il tumore, nell'evoluzione di una persona. La risposta è molto chiara se ci rifacciamo all'esempio del sorpasso difficile e del fuori-giri del motore come programma speciale sensato per superare la situazione. E' evidente che se il sorpasso dura troppo a lungo, il motore ne verrà danneggiato, probabilmente con il grippaggio, fuori dalla metafora questo vuol dire che un programma speciale non può durare per molti anni, e che è necessario agire per superare il problema. Se la persona non fa nulla, il persistere della situazione di conflitto porterà all'aggravarsi della situazione e, eventualmente, alla morte. Poiché io penso che lo scopo della nostra esistenza non sia la mera sopravvivenza ma l'evoluzione come esseri spirituali, è evidente che il superamento di una difficoltà è spesso l'unico strumento di crescita. La manifestazione di un tumore o di un'altra malattia è un segnale importante che ci può aiutare a capire l'errore che stiamo facendo nella situazione specifica. Per tornare al caso specifico descritto in precedenza, è evidente che la paziente mostrava un attaccamento eccessivo nei confronti della figlia che sconfinava nell'identificare la figlia con se stessa. Se la situazione fosse stata esaminata in modo corretto al momento della diagnosi del tumore al seno, si sarebbe potuto cercare di porre rimedio a questa situazione, cercando di modificare l'atteggiamento nei confronti della figlia. Il non aver affrontato il problema in questi termini ma la pratica comune di "asportare un pezzo" per superare la malattia, senza considerare che così probabilmente la persona manifesterà il problema in modo diverso. Al contrario, un approccio evolutivo della medicina si dovrebbe riproporre di individuare le patologie, risalire alle cause emotive e offrire al paziente il necessario supporto per rimuovere queste cause. In questo modo, la malattia potrebbe essere addirittura vista come un aiuto che riceviamo in quanto ci consente di arrivare a comprendere realmente in cosa stiamo sbagliando. La cristalloterapia rappresenta a mio modo di vedere uno degli strumenti che dovranno essere a disposizione dei terapeuti per rimuovere le cause dei conflitti emotivi. Soprattutto quando la causa del conflitto ha origini karmiche, e secondo me è nella maggior parte dei casi, l'uso della cristalloterapia delle vite passate può aiutare a superare il conflitto. Un intervento di pura rimozione della manifestazione patologica avrebbe senso solo nel caso in cui si vedesse chiaramente che il paziente non è capace di cogliere il potenziale di crescita contenuto nella malattia. Allora, il dovere del medico sarebbe quello di cercare in ogni caso di garantire la sopravvivenza del paziente. 

 

Marco Serravalle

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